“TUTTI COLORO CHE SCRIVONO SONO UN PO’ MATTI. IL PUNTO E’: RENDERE INTERESSANTE QUESTA FOLLIA” (Francoise Truffaut, regista).
Cari amici, ben trovati!
Indovinate di cosa parleremo oggi? Per la 5^ settimana parleremo di “Coronavirus”, del nostro nemico “mortale”, ma ne parleremo da un’angolazione particolare.
Il 26 marzo u.s., si è tenuto, in videoconferenza, il vertice dei Capi di Stato e di Governo UE, che aveva un solo punto di discussione all’ordine del giorno: “In che modo possiamo aiutare i Paesi più colpiti dal Coronavirus a fronteggiare l’emergenza?”.
Forse a qualcuno è sfuggita l’importanza di questa riunione, unica dalla fine del 2° conflitto mondiale e non paragonabile assolutamente all’emergenza della crisi recessiva mondiale del 2008-2009, perché questa volta -per la prima volta dalla fine della guerra- ci si confronta con un nemico vero, reale -anche se invisibile- che provoca morti e per la prima volta l’Europa dell’Eurozona è chiamata a dare conto di sé, della sua reale efficienza operativa, della sua concreta rispondenza a quelli che furono gli ideali fondativi di Jean Monnet, di Altiero Spinelli, di Ernesto Rossi -autori del “Manifesto di Ventotene- e di Robert Schuman, ministro francese redattore della “Dichiarazione Schuman”, che tutti riconoscono come l’inizio ufficiale del sogno europeo.
Da una riunione così “eccezionale” era logico attendersi dei risultati “eccezionali”, ma così non è successo! L’unico risultato è stato quello di rinviare ogni decisione ad una riunione, da tenersi tra due settimane, dell’Eurogruppo che, come noto, è una organizzazione informale, costituita dai ministri finanziari dei 19 Paesi dell’Eurozona, integrata, nelle riunioni, dal Commissario per gli Affari Economici della UE e dal Presidente della Banca Centrale Europea.
Quali i motivi del disaccordo che ha portato a un nulla di fatto? Il solito contrasto tra Nord Europa e Sud Europa. In particolare, questa volta, i Paesi nordici, capeggiati dall’Olanda, dall’Austria, dalla Finlandia ed, in misura ipocritamente più leggera, dalla Germania, non hanno voluto accogliere la proposta avanzata da nove Paesi del Sud, capeggiati da Italia e Spagna, ai quali si è unita -senti ! senti! – anche la Francia (per la prima volta si è rotto l’asse franco-tedesco), di far fronte all’emergenza con l’emissione di eurobond, cioè di obbligazioni di debito pubblico dei Paesi dell’Eurozona, garantite congiuntamente da tutti i suddetti Paesi. La controproposta è stata il solito rifarsi al prestito del MES (Meccanismo Europeo di Stabilità o Salvastati, utilizzato per la Grecia e guardate come si è ridotta!) che non è accettabile soprattutto per il complicato sistema del trattato che lo ha istituito, il quale prevede che lo Stato che chiede prestiti è tenuto comunque a contribuire al “capitale autorizzato” -art.5 del trattato- e che può verificarsi anche il caso che al suddetto Stato possa essere richiesta -fissando un congruo periodo- la differenza tra il “capitale autorizzato” relativo a quello Stato e la somma fino ad allora versata -art.9- (noi abbiamo circa 125 miliardi autorizzati e circa 14 versati, per cui saremmo esposti per 111 miliardi circa!!!). Un altro motivo ostativo è costituito dalle condizioni che prevedono, per lo Stato richiedente, il ricorso ad un programma di “correzioni macroeconomiche”, cioè ad un piano di riduzione del debito negli anni a venire: in concreto ulteriori tagli al welfare, alla sanità, alle infrastrutture nonché ulteriori privatizzazioni, in sostanza l’avvento della “troika”, come è avvenuto per la Grecia. Voglio ricordare solo a me stesso che la “troika” è quell’organismo informale, di cui fanno parte i rappresentanti della Commissione europea, del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Centrale Europea, che ha la funzione di redigere ed imporre piani di tutela a quei Paesi in difficoltà, concedendo prestiti ed esigendo però, come contropartita, riforme strutturali e politiche di austerità.
Per essere più chiaro -come cerco sempre di essere- spiego, in soldoni, la differenza tra i due sistemi: operando con gli eurobond o coronabond -come preferite chiamarli- cioè con obbligazioni pubbliche europee, l’Italia dovrebbe, per sdebitarsi, semplicemente pagare gli interessi, cioè le cedole relative alle obbligazioni; operando, invece, con un prestito del MES, prima dovremmo contribuire al prestito e poi consegnarci mani e piedi alla “troika”.
Ma perché questo ostracismo dai Paesi del Nord? Loro dicono perché sono virtuosi e garantisti della stabilità economica del sistema Europa, ma la verità potrebbe essere un’altra: tra i btp (titoli di Stato italiani) ed i bund (titoli di Stato tedeschi) esiste una profonda diversità di rendimento e di tassi. Alcuni bund hanno rendimenti negativi, per cui chi li acquista non incassa interessi ma è lui che paga per poterli conservare, in questo modo la Germania si finanzia a tassi praticamente nulli o, addirittura, negativi (in pratica finanzia il proprio debito a costo zero), mentre l’Italia corrisponde degli interessi a chi acquista il suo debito. E qui sta il punto: se la Banca Centrale Europea dovesse emettere eurobond, cioè obbligazioni europee, garantite da tutti, a tasso di interesse bassissimo -uguale per tutti- anche l’Italia potrebbe finanziare il suo debito a tassi quasi nulli. I risultati sarebbero strepitosi: fine dello Spread bund-btp, i Paesi del Nord perderebbero il privilegio esclusivo di finanziare il loro debito a tassi vicini allo zero ed il loro sistema produttivo perderebbe competitività. Questo sarebbe il motivo, si dice, per cui il Nord Europa è fondamentalmente contrario agli eurobond -che rimangono ipotetici- e non da ora!!!
Al di là, però, di questi egoismi economici, che, ancorché non giustificabili, possono essere comprensibili, quello che mi rende basito, sconcertato e che non capisco, è come l’Europa non abbia prodotto né adottato, ma nemmeno ipotizzato, alcun provvedimento pratico, “comune”, di contrasto all’emergenza Coronavirus. Non è stata ipotizzata nessuna cabina di regia europea nell’ambito della quale studiare insieme, rompersi la testa insieme, immaginare insieme come poter reagire e magari, domani, poter gioire insieme: se questa è l’Europa, è meglio andare da soli, e non lo dico con il trionfalismo di chi non ha mai creduto nell’Europa e nella sua funzione, lo dico con la delusione, profonda, di chi, europeista convinto, così, vede svanire, forse per sempre, il sogno europeo.
E meno male che, il giorno prima della riunione, Mario Draghi aveva lanciato un forte messaggio alle istituzioni europee. Forse solo per questo -ricordiamoci che Draghi è l’unico italiano di cui si ha paura in Europa (non sarà perché conosce i fatti di tutti avendo aiutato tutti?)- non si è addivenuti ad una rottura epocale e si è ricorsi al rinvio di ogni decisione, demandando, all’Eurogruppo, il reperimento di soluzioni alternative; ma di questo parleremo un’altra volta.
BUONA SETTIMANA A TUTTI E SIATE CERTI “non prevarrà”!!!
Segretario Generale di SI.A.MI.CO.
Gen. C.A. CC (c.a.) Serafino Liberati
Fonti utilizzate:
Il Messaggero, la Repubblica, il Giornale, il Fatto quotidiano, Avvenire, MF, Il Sole 24 ORE, Il Manifesto, Corriere della Sera, Libero, Il Giorno, La Notizia, La Verità, Left, La Stampa, Italia Oggi.