“TUTTI COLORO CHE SCRIVONO SONO UN PO’ MATTI. IL PUNTO E’: RENDERE INTERESSANTE QUESTA FOLLIA” (Francoise Truffaut, regista).
Cari amici, ben trovati!
Oggi iniziamo subito a riflettere su una cosa che, a detta di tutte le parti politiche, non si può più rimandare: la riforma del Consiglio Superiore della Magistratura (CSM), prodroma alla riforma della giustizia che, secondo me, sarà il compito più importante del prossimo Governo.
Dopo 10 giorni di tempesta, a seguito, come sapete, delle intercettazioni diramate dalla Procura di Perugia, che hanno coinvolto una serie non proprio sparuta di magistrati, provocando le dimissioni del Presidente e del Segretario dell’Associazione Nazionale Magistrati (ANM), nonché le lamentele di Salvini ed il pesante silenzio del Quirinale -il cui Titolare è al vertice del CSM- che ne è seguito, venerdì è stato rotto con una nota diramata dal Colle, non priva di una sottile vena polemica, in risposta a quanti, ed erano molti, lamentavano un mancato, deciso intervento del Presidente della Repubblica per “ristabilire il ruolo super partes dei magistrati”. Ebbene, nella sua nota, il Presidente Mattarella ricorda come sia già intervenuto, a suo tempo e nella sede opportuna del CSM, quando, a seguito dell’inchiesta iniziale di Perugia era emerso un quadro definito “sconcertante”. “In quell’occasione -dice la nota- (il Presidente) sollecitò modifiche di leggi per impedire un costume inaccettabile, invitando il Parlamento ad approvare un’adeguata riforma delle regole di formazione del CSM”. La nota chiarisce che il Presidente, costituzionalmente, non ha il potere di scioglimento anticipato del CSM (i suoi poteri sono riportati nell’art. 87 della Costituzione) ed afferma che se i partiti vogliono un CSM diverso “è necessario che predispongano ed approvino in Parlamento una legge che lo preveda”. Forse sulla scorta di questa nota il Guardasigilli ha dato un’accelerata alla presentazione di un disegno di legge governativo, teso a dare un confine più netto tra magistratura e politica, i cui punti chiave, secondo quanto è dato sapere, sarebbero tre: primo, “oggettivi criteri meritocratici per l’assegnazione degli incarichi”; secondo, chiusura delle così dette “porte girevoli”, cioè determinare l’impossibilità per i magistrati che siano stati candidati od eletti al Parlamento di tornare in servizio in magistratura; terzo, regole limitatrici del potere delle “Correnti”, in cui si articola l’Associazione Nazionale Magistrati.
Dopo quanto ho scritto in merito la settimana scorsa, non vorrei ripetermi, ma, per una migliore comprensione della delicata questione, ritengo necessario ritornare sull’argomento: l’art. 98 della Costituzione rivolge un invito al legislatore precisando, al 3 comma, che “Si possono, con legge, stabilire limitazioni al diritto di iscriversi a partiti politici per i magistrati, i militari di carriera in servizio attivo, i funzionari ed agenti di polizia, i rappresentanti diplomatici e consolari all’estero”. Tale invito formulato con forza, per così dire, cautelativa e non ordinativa, ha, palesemente, il fine di avvertire che i citati funzionari dello Stato, per la delicatezza delle funzioni espletate e perché depositari, nell’ambito delle loro funzioni, del potere dello Stato, che è superiore ad ogni altro, è ASSOLUTAMENTE NECESSARIO che siano estranei a qualunque passione di parte, al fine, soprattutto, di non far sorgere, illazioni sulla indipendenza ed imparzialità del loro operato. Alla luce di questo articolo e sulla scorta delle vicende emerse in questi ultimi anni, io dico che, al di là della ipotizzata riforma del CSM -che, volendo, potrebbe essere anche abrogato essendosi trasformato da organismo formale in organismo direttivo politico- quelle che dovrebbero essere sciolte, con divieto assoluto di ricostituzione, sono le “Correnti”, in cui si è articolata l’ANM e che hanno aggirato l’evidente invito del Legislatore Costituzionale a mantenersi al di sopra delle parti, con la scusa del diritto di associazione, per altro già compiutamente realizzato con la costituzione della stessa Associazione Nazionale Magistrati che le contiene, e nella quale sono arrivate, mistificando un rivendicato ruolo culturale, a realizzare quella logica politica di spartimento di fette di potere, che oggi le sta travolgendo.
O vogliamo arrivare al fatto che qualche cittadino ricusi di essere giudicato da un magistrato per “legittima suspicione” politica?
Il secondo argomento che vorrei sottoporre alla vostra attenzione è la diatriba fatta emergere dalla Procura di Bergamo tra il Governatore della Regione Lombardia ed il Governo centrale su chi fosse competente a disporre la “zona rossa” ad Alzano e Nembro, paesi dove il virus è stato più devastante.
Il 29 maggio u.s., la suddetta Procura della Repubblica ha sentito, come persona informata dei fatti, il Governatore Fontana e sembra che si sia convinta che l’incombenza in questione dovesse essere a capo del Governo centrale. Ma qui è il punto: perché siamo dovuti arrivare a tanto, perché al momento dell’insorgere dell’emergenza il Governo, anziché riferirsi all’art. 32 della Costituzione o avvalersi dei poteri sostitutivi, di cui agli artt.117, quinto comma e 120, secondo comma della Costituzione, come novellati dalla legge costituzionale 18.10.2001 n.3 (penso che la gravità della situazione lo giustificasse), ha preferito rivolgersi alle Regioni? Perché non è stata seguita la linea del Ministero dell’Interno da cui dipendono le Prefetture, che avrebbe portato immediatamente, senza possibilità di errore o di incomprensione, la volontà del Governo centrale nelle periferie, e si è preferita la linea delle Regioni, facendo emergere palesi, inopportuni -data l’emergenza- contrasti tra Stato e Regioni, che, sicuramente, porteranno, a fine emergenza, ad un necessario chiarimento costituzionale. La riprova di quanto vado dicendo è venuta dalla Procura di Brescia e dalle risposte fornite dal Governatore Fontana che attestano lo stato di confusione nel quale si è operato.
Una terza rapida riflessione voglio indicare alla vostra attenzione, su un argomento che la maggior parte dei media ha sottaciuto o ignorato del tutto, ma che, nonostante le preoccupazioni cagionate dal Coronavirus, ritengo sia importante attenzionare. Tutti ormai sanno, dopo anni di terrorismo, che il Qatar è uno dei principali sostenitori del jihad in Siria e dei Fratelli Musulmani, messi al bando, questi ultimi, in Siria, in Russia, in Egitto, negli Emirati Arabi, in Arabia Saudita e dal 2014 sottoposti ad inchiesta in Gran Bretagna, tanto che il Qatar, proprio per questo, è stato isolato dai Paesi del Golfo e dall’Egitto.
Orbene cosa fa, oggi, l’Italia a maggioranza giallorossa? Mercoledì 27 maggio u.s., ratifica al Senato, con la sola contrapposizione di Fratelli d’Italia, un accordo di cooperazione proprio con il Qatar, che consente a quest’ultimo di sostenere università, finanziare borse di studio in Italia, favorire l’insegnamento della lingua araba nelle scuole italiane, nonché favorire interscambi culturali e studenteschi tra i due Paesi. Potrebbe sembrare, a prima vista e ad un osservatore superficiale, un accordo innocuo e proficuo, ma, a guardarlo bene, potrebbe anche riservare delle insidie nascoste, in quanto potrebbe aprire università ed istituti di ricerca a quel fondamentalismo islamico ideologicamente legato ai Fratelli Musulmani di cui appunto il Qatar è il principale sostenitore. L’accordo fu firmato nel 2012 da Monti, ma dovevamo per forza ratificarlo oggi, in un momento in cui abbiamo ben altro a cui pensare? O lo abbiamo fatto perché il Qatar, in questa emergenza, ha donato alla Regione Veneto un ospedale da campo hi-tech, rimasto però inutilizzato perché privo di letti, di attrezzature ed anche di pavimenti, cioè una enorme tenda vuota (di 5.000mq) ed un altro, alla Regione Basilicata, che ha fatto sorgere enormi polemiche per i ritardi nel montaggio? O vogliamo dire che, forse, è stata un’imprudenza. Staremo a vedere.
E anche questa mandata è finita!
BUONA SETTIMANA E, SIATE CERTI, “non prevarrà, ma nessuno potrà farcela da solo”!
Segretario Generale di SI.A.MI.CO.
Gen. C.A. CC (c.a.) Serafino Liberati
Fonti utilizzate:
Il Messaggero, la Repubblica, il Giornale, il Fatto quotidiano, Avvenire, MF, Il Sole 24 ORE, Il Manifesto, Corriere della Sera, Libero, Il Giorno, La Notizia, La Verità, Left, La Stampa, Italia Oggi.