“TUTTI COLORO CHE SCRIVONO SONO UN PO’ MATTI. IL PUNTO E’: RENDERE INTERESSANTE QUESTA FOLLIA” (Francoise Truffaut, regista).

Cari amici, ben trovati!

Per prima cosa -visto che oggi è il primo giorno d’estate- consentitemi di augurarvi ed augurarmi, una “Buona Estate”, veramente di cuore: ce la siamo meritata tutti! Ma andiamo oltre!

Oggi, voglio porre alla vostra attenzione un fatto, per me molto serio, che le vicende “covyd 19”, hanno fatto passare in secondo piano e quasi sotto (colpevole) silenzio: la “conquista” -si fa per dire- della Libia ad opera dei Turchi di Erdogan. Ma andiamo con ordine e facciamo una brevissima sintesi storica che ci aiuti a capire: come tutti sapete, al termine del 2° conflitto mondiale i “vincitori” posero la Libia, già colonia italiana dal 1911, in seguito ad una guerra, proprio con i turchi, di giolittiana memoria, sotto l’influsso franco-inglese, che condusse il Paese, nel 1952, a conseguire l’indipendenza, con la costituzione del Regno Libico, retto da Re Idris. La Monarchia resse fino al 1969, quando in seguito ad un colpo di stato -causato da una diffusa corruzione degli apparati statali e dall’accusa al sovrano di essere troppo filo occidentale- prese il potere il colonnello Mu’ammar Gheddafi che, dopo una iniziale politica socialista, mostrò il suo vero volto di dittatore, comunque favorevole agli interessi italiani. Il governo di Gheddafi, fu stroncato, nel 2011, da una insurrezione popolare -il colonnello fu assassinato- con l’intervento anche -udite!udite!- della Nato, che in quel frangente “forzò” la mano all’Italia -che aderì, credo, per pura disciplina atlantica- facendosi mettere a disposizione delle basi aeree dalle quali partirono i raids sulla Libia. Si tennero, subito, libere elezioni che non riuscirono a pacificare il Paese ma lo condussero nel pieno di una seconda guerra civile con la nascita, attraverso varie fasi , dei due distinti attuali governi: da una parte, il Governo di Unità Nazionale (GNA), riconosciuto dall’ONU nel 2015 -e anche, timidamente, dall’Italia- sotto la guida di Fayez al Sarraj, che ha il controllo della capitale Tripoli; dall’altra, il Governo di Tobruk, retto dal Generale Khalifa Haftar, che gestisce la parte orientale della Libia, appoggiato inizialmente da Russia, Egitto, Emirati Arabi, Arabia Saudita e, forse, anche dalla Francia.

Infine, e sono cose di questi tempi, il 4 aprile 2019, il Gen Haftar, boicottando i piani mediati dall’ONU, decide di sferrare l’attacco finale ed inizia ad avanzare verso Tripoli, che chiede l’intervento militare italiano (vale la pena rammentare che già in un passato abbastanza recente, Obama aveva invitato l’Italia ad assumere un ruolo primario nella soluzione del problema libico ed in epoca più vicina a noi, lo stesso Trump ci aveva esplicitamente esortato a  portarci in Libia per favorirne la unificazione). Ma l’Italia ha una Costituzione che non consente di utilizzare eventi bellici per dirimere le controversie internazionali e quindi ha rigettato la preghiera di al Sarraj, il quale si è rivolto alla Turchia che ha subito accettato, magari con la speranza di tornare in quei luoghi da dove fu cacciata nel 1911 dall’intervento italiano (non dobbiamo, però, dimenticare come il sottosuolo libico custodisca enormi ricchezze in materia di petrolio e di gas).

Fatto sta che Erdogan ha inviato in Libia, lo scorso anno, il suo fedelissimo Gen. Irfan Ozsert, che in poco tempo ha annullato le strategie del Gen. Haftar, rompendo l’assedio di Tripoli e rispedendo a casa le centinaia di mercenari russi della compagnia “Wagner”. Così il Generale turco ha, di fatto, smentito tutti gli “Strategic advisors” occidentali che predicavano la teoria, confermata anche nella Conferenza di Berlino, che non poteva esserci una soluzione militare al problema libico. Non poteva esserci? C’era, eccome se c’era, bisognava solo volerla, perché alla fine, è risultato evidente che non esiste possibilità di soluzione politica, senza impegno militare, foss’anche ipotetico e di sola prevenzione.

Le domande, ora, sono due: cosa succederà e cosa dovrà e potrà fare l’Italia? E’ difficile dare una risposta!

Cosa succederà? Gli uomini di al Sarraj, appoggiati dai Turchi, tenteranno di impadronirsi di Sirte, che non è solo una città simbolo (è la patria di Gheddafi) ma è anche la porta sui giacimenti di petrolio e gas. I Turchi stanno cercando un accordo con i Russi (Turchia e Russia sono i veri giocatori della partita, che ha come premio la centralità nel Mediterraneo) e tentano di non farsi coinvolgere in uno scontro diretto tra loro. I Turchi, però, stanno tentando anche un accordo con gli Americani -che al momento non hanno motivi particolarmente ostativi ai piani di Erdogan in Libia, ma che li hanno avvertiti che non si possono superare determinate linee rosse- i quali vogliono porre un freno alle mire della Russia. Possibili previsioni possono portare ad ipotizzare una sorta di congelamento del conflitto -a cui sarebbero anche favorevoli l’Egitto (al Sisi cerca di rilanciarsi come mediatore in Libia) e gli Emirati, con l’allontanamento però del Gen. Haftar (sostituito da un forte “numero due”, scelto tra i suoi ufficiali).

Altra previsione -facile questa volta- è che, comunque,  la Turchia, di fatto, diventa il maggior partner militare ed economico di al Sarraj, con il quale pare si sia già accordata per la ricostruzione di alcune zone di Tripoli, costruzioni di autostrade, ponti e gallerie nonché accordi sull’energia e sul petrolio ed infine la presenza turca in due istallazioni chiave libiche: la base aerea di Watiya -125 Km da Tripoli- per posizionare droni, aerei da trasporto e caccia F16 ed il porto di Misurata, dove verrebbe creata una base navale: non male, direi!

E l’Europa? E l’Italia? L’Europa, in questo contesto, sembra essere completamente fuori gioco, priva di un qualsiasi ruolo. L’Italia, che circa un mese fa ha assunto la direzione della missione navale europea, “Irini”, volta ad assicurare il rispetto dell’embargo stabilito dall’ONU contro l’invio di aiuti militari stranieri in Libia, ha decisamente un ruolo secondario -anche se è presente con 200 uomini circa in missione sanitaria, a Misurata e con atri circa 70 uomini per assistenza alla Guardia Costiera Libica- e, di certo, non la promuoverà a protagonista l’annuncio del Ministro Di Maio -a seguito di un colloquio con il Ministro degli Esteri Turco- di un “massiccio” invio di sminatori -un centinaio circa- per concorrere alla bonifica di Tripoli, la cui periferia è stata abbandonata dai mercenari di Haftar, disseminandola di mine antiuomo.

Speriamo che si concretizzi, almeno, la promessa fatta dal Ministro degli Esteri turco di coinvolgere l’Italia nel tavolo per decidere il futuro della Libia, dove siederanno la Turchia, la Russia ed altri paesi europei. Non dimentichiamoci, però, che il 19 maggio scorso ci hanno esclusi dalla videoconferenza, alla quale partecipavano i Ministri degli Esteri di Francia, Germania e Gran Bretagna, sulla stabilità della Siria ed il Mediterraneo!

Ma tant’è!

BUONA SETTIMANA A TUTTI   E SIATE CERTI “non prevarrà ma nessuno potrà farcela da solo”!

Segretario Generale di SI.A.MI.CO.

Gen. C.A. CC (c.a.) Serafino Liberati

Fonti utilizzate:

Il Messaggero, la Repubblica, il Giornale, il Fatto quotidiano, Avvenire, MF, Il Sole 24 ORE, Il Manifesto, Corriere della Sera, Libero, Il Giorno, La Notizia, La Verità, Left, La Stampa, Italia Oggi.