“TUTTI COLORO CHE SCRIVONO SONO UN PO’ MATTI. IL PUNTO E’: RENDERE INTERESSANTE QUESTA FOLLIA” (Francoise Truffaut, regista).
Cari amici, ben trovati!
La prima cosa che mi viene in testa da commentare oggi, è il “mea culpa” di un magistrato, durante l’intervista fattagli da Bruno Vespa a “Porta a Porta”, mercoledì sera. Se non l’avete vista, cercatela su internet, su Rai play, ma trovatela: ne vale la pena, è da rabbrividire! Fino a quel momento avevo sostenuto -da tempo ed in epoca non sospetta– la necessità di eliminare le “Correnti” in cui si articola l’Associazione Nazionale Magistrati, perché è un sistema non previsto dalla Costituzione, ma che, di fatto, è servito solo per aggirare la non troppo velata volontà dei Costituenti di mantenere i magistrati -ed altri particolari funzionari dello Stato (Militari, Poliziotti ed Ambasciatori)- al di sopra delle parti. Da quel momento ritengo, invece, che è il “sistema” della Magistratura che deve rifondarsi, che deve tornare ad essere quello che indica la Costituzione, cioè un Ordinamento e non un Potere, sia per rassicurare gli italiani che sono stati abituati a considerare questa Istituzione come una delle più affidabili del sistema Paese, sia per garantire e salvaguardare le migliaia di magistrati che pur non ignorando la situazione -sarebbe ipocrisia sostenere il contrario- svolgono il loro diuturno difficile lavoro con assoluta dedizione e correttezza di intenti. Mai come in questo caso tornano profetiche le parole che Montesquieu, filosofo francese a cui si fa risalire la moderna visione dei poteri dello Stato, enuncia nel suo libro “Spirito delle leggi”, pubblicato nel 1748. Diceva Montesquieu “Chiunque abbia potere è portato ad abusarne, egli arriva sin dove non trova limiti (…). Perché non si possa abusare del potere occorre che (…) il potere arresti il potere”.
E’, quindi, evidente come, a questo punto, quelli che dovrebbero essere i veri “Poteri” dello Stato, Legislativo ed Esecutivo, non possano far finta di nulla e debbano -come, peraltro, sembra stiano per fare- avanzare delle proposte e prendere delle decisioni che, ahimé!, credo, però, lasceranno, in pratica, tutto come è, o quasi, perché la vera riforma dovrebbe essere “Costituzionale” ed oggi non si ha la maggioranza idonea ad una modifica costituzionale. Però, per dare a tutti un segnale, ci si dovrebbe provare! Magari si potrebbero formare delle maggioranze, per così dire, di “composizione mirata e temporanea”!
Non è possibile che un magistrato, un componente cioè di quel complesso di funzionari dello Stato che esercita la funzione giurisdizionale, garanzia della libera convivenza di tutti noi, possa tranquillamente affermare, in una trasmissione televisiva, che nell’attribuire le nomine ai giudici non si tiene conto del merito ma solo dei desideri delle “correnti”, e si spinga, anche, a formulare ipotesi, quanto meno azzardate, sull’uso politico di intercettazioni ed accertamenti giudiziari, lanciando palesi messaggi trasversali (uso ad intermittenza del Trojan, sospetti sull’origine dell’inchiesta di Perugia, ecc).
Ma dove sono andate a finire l’altezza, la nobiltà e l’imparzialità, caratteristiche principali della funzione dei Giudici? Che le cose andassero male lo si è era subdorato da tempo, ma oggi è diventata una certezza che rende indilazionabile una riforma del sistema, possibilmente con le caratteristiche che ho indicato nelle righe precedenti.
A mio parere, però, la riforma -che, per essere efficace, deve essere complessiva e non fragmentata- non dovrebbe comportare la separazione delle carriere dei magistrati, come qualcuno vorrebbe: quelli che indagano e quelli che giudicano. Io ritengo che il giudice, come dice il termine, debba solo giudicare e la “pubblica accusa” debba essere sostenuta da altri, che non facciano parte, comunque, dell’Ordine giudiziario. Nell’auspicata riforma, inoltre, si dovrebbe tener conto della necessità di non anticipare i processi sui network e sulla carta stampata, cioè si dovrebbe evitare, fatto salvo il diritto di informazione, che dalle Procure fuoriescano notizie più o meno pilotate, che consentano dei giudizi di condanna addirittura ancor prima che l’indagato sia rinviato a giudizio. Tante altre cose dovrebbe modificare una seria riforma del sistema, compreso il divieto per chi fa parte dell’Ordine giudiziario di candidarsi per un partito politico, o quanto meno, se non si può proibirne la candidatura, disporne il divieto di rientro, al termine del mandato politico, nel suo ordine primitivo.
Per finire, voglio lasciare in sospeso un quesito: se siamo a questo punto, di cui nessuno deve meravigliarsi, perché tutti, almeno quelli che contano, sapevano -io che non sono nessuno ne ho cominciato a parlare 4 anni fa- se riteniamo che gli organi di autogoverno dell’ordine giudiziario, che dovevano garantirne l’indipendenza, non hanno funzionato o non sono serviti, come inequivocabilmente appare, cosa ritenete si debba fare?
Lascio ad ognuno di voi la risposta, anche se istintiva, ed, a questo punto, non ho più voglia di scrivere altro!
BUONA SETTIMANA A TUTTI E SIATE CERTI “non prevarrà”!!!
Segretario Generale di SI.A.MI.CO.
Gen. C.A. CC (c.a.) Serafino Liberati
Fonti utilizzate:
Il Messaggero, la Repubblica, il Giornale, il Fatto quotidiano, Avvenire, MF, Il Sole 24 ORE, Il Manifesto, Corriere della Sera, Libero, Il Giorno, La Notizia, La Verità, Left, La Stampa, Italia Oggi.